Il Santuario di San Francesco a Roma
Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: “il Signore ti dia la Pace!”
San Francesco visse e pregò qui a San Francesco a Ripa Grande durante le sue visite romane al Papa Innocenzo III. Fu Jacopa de’ Settesoli ad aiutarlo a trovare riparo qui, presso quello che allora era l’ospizio di San Biagio, tenuto dai Benedettini di Ripa Grande, un ospedale che accoglieva soprattutto lebbrosi. Dopo la sua morte la cella è divenuta luogo di preghiera e devozione, anche se, all’inizio del XVII secolo ha rischiato di essere rasa al suolo nei grandi lavori di ristrutturazione della Chiesa. I frati francescani si opposero strenuamente poichè non erano d’accordo nè sulle demolizioni nè sulla ristrutturazione barocca e, fortunatamente, in loro favore intervenne il Card. Mattei protettore
dell’Ordine. La leggenda, poi, racconta che il Santo stesso, apparso in sogno al Card. Alessandro Montalto Peretti, sia intervenuto a sventare la demolizione della sacra Cella. La cella ad ogni modo fu ristrutturata ed i lavori finirono nel 1698. Si arriva al Santuario passando dalla Sacrestia e prendendo delle scalette che affacciano sull’antico convento. L’iscrizione sull’ingresso ricorda l’episodio dell’apparizione del Santo in sogno al Cardinal Peretti. La cella è molto piccola ed è il risultato dell’unione della cella di San Francesco con quella del compagno di viaggio.
Le reliquie di San Francesco
Le principali reliquie di San Francesco d’Assisi presenti nella Chiesa di San Francesco a Ripa Grande sono tre: un pezzo della benda insanguinata, un pezzo del cilicio e la roccia sulla quale poggiava il capo per riposare. San Francesco dimorò nella cella dell’ospizio di San Biagio almeno sei volte, occasioni durante le quali si recava ad incontrare il Papa per discutere l’approvazione della regola francescana. Per problemi respiratori, che lo portavano a dormire in posizione obliqua, il suo unico cuscino era sempre stato una grossa roccia nera, tutt’ora custodita, dietro una grata, all’interno del Santuario. All’interno di due teche, esposte nella saletta accanto alla Sacrestia, sono poi custoditi un pezzo del cilicio che Francesco portava intorno alla vita e un pezzetto della sua benda intrisa di sangue. San Francesco ricevette le stigmate il 14 o 15 Settembre del 1224 sul Monte Verna.
L’Altare
Spicca, in un luogo tanto umile e semplice, l’altare in legno di radica di noce, opera dell’ebanista francescano fra Bernardino da Jesi (XVII secolo). La pala dell’altare, al centro, è il ritratto di S. Francesco su tavola di Margheritone d’Arezzo, che sostituisce la tela di Domenico Cerini, che rappresentava il Santo d’Assisi in atto di contemplare la Vergine. Nelle tavole laterali, tra una colonnina e l’altra, sono raffigurati i santi francescani Lodovico da Tolosa o d’Angiò e Antonio da Padova, con il mistero dell’Annunciazione che ha la Vergine a sinistra e l’Angelo a destra. Un meccanismo ingegnoso fa da reliquiario mobile, costruito da Fra Tommaso da Spoleto nel 1708 e fa aprire le porte laterali della pala d’altare e vengono mostrati cofanetti di argento contenenti le reliquie dei più grandi santi francescani, reliquiari donati dal granduca di Toscana Leopoldo dei Medici.
Margheritone d’Arezzo
Margarito o Margaritone d’Arezzo è un pittore, scultore e architetto italiano vissuto tra il 1240 e il 1290, tra i più importanti rappresentanti della pittura di Arezzo di quel periodo. All’interno del Santuario è esposta, al centro dell’Altare, una sua rappresentazione di San Francesco su pala di legno. Il Santo è raffigurato in piedi, con la mano destra che regge una croce rossa e con la sinistra che tiene il Vangelo aperto sulla pagina di Marco. Evidenti sono le stigmate sulle mani. C’è chi dice che sia l’originale e non soltanto una copia della pala esposta ai Musei Vaticani.