La Beata Ludovica Albertoni nasce a Roma nel 1473 da nobile famiglia. Rimasta orfana di padre, all’età di due anni viene affidata alle cure delle zie paterne che le indicano la strada della preghiera. La bella Ludovica è ammirata e corteggiata da molti giovani della nobiltà romana ma lei preferisce trascorrere il suo tempo nella Chiesa di San Francesco a Ripa poiché ama la spiritualità francescana.
Il matrimonio difficile
Suo malgrado, viene promessa in sposa al nobile trasteverino Giacomo della Cetera. Dal loro matrimonio nascono tre figlie. Il marito è violento e instabile, ma Ludovica vive la loro relazione con sacrificio e devozione. Alla morte di lui, si apre una disputa, con il fratello Domenico, sull’eredità che Ludovica vince: dopo aver diviso i beni tra le figlie, però, rinuncia a tutto e abbraccia la Regola del Terzo Ordine di San Francesco spendendo il resto della sua vita nella cura dei poveri.
Nel passato fui più di mio marito che di me stessa onde non potei dedicarmi a te, o Gesù. Ora vivendo tutta a me stessa , lascio d’essere mia per essere tutta tua
Il cammino spirituale
La guidano nel suo cammino spirituale i frati minori di San Francesco a Ripa. Ludovica abbraccia con tutta se stessa “madonna povertà” e, rinunciando ad ogni privilegio della sua condizione sociale, dona ogni cosa ai poveri. Straordinario il suo impegno nei confronti delle ragazze in difficoltà, che riesce a strappare alla strada e all’emarginazione, insegnando loro un lavoro onesto e istruendole. Si prodiga per alleviare le sofferenze del popolo romano impoverito per il sacco lanzichenecco del 1527: viene, per questo, soprannominata “madre dei poveri”. La Beata Ludovica Albertoni riesce a compiere la sua straordinaria missione di cristiana e di cittadina romana.
Nel suo impegno quotidiano amava ripetere:
La preghiera è una scuola di vita, in cui s’impara la dottrina che Gesù ha insegnato e che gli uomini non hanno inteso
La malattia
Nel dicembre 1532, Ludovica Albertoni, già malata da tempo, si aggrava. La notizia si diffonde: popolo, amici e parenti accorrono ma lei sceglie come unico compagno il Crocifisso che stringe fra le mani. Affidandosi alla Santissima Vergine si congeda da questo mondo con le stesse parole di Gesù:
“Signore nelle tue mani affido il mio spirito”.
È il crepuscolo del 31 gennaio 1533. Nel rispetto delle sue volontà, verrà tumulata nella Cappella di Sant’Anna presso la Chiesa di San Francesco a Ripa dove riposa tutt’ora.
Da allora ininterrottamente il popolo romano tributa alla sua grande concittadina un culto devoto: il 13 ottobre del 1606 il Senato romano, “tenuto conto della Santità e degli altissimi meriti della Beata Ludovica”, decreta “che ogni anno nel giorno della sua festa … si offra un calice e quattro torce alla Chiesa di San Francesco in Trastevere”
Nel 1625 Ludovica viene riconosciuta Compatrona di Roma e il 31 gennaio diventa la sua festa. Dal 1645 un suo ritratto alberga nella Cappella palatina dei Conservatori tra i Patroni dell’Urbe.
L’estasi della Beata Ludovica del Bernini
Nel 1675 a seguito della beatificazione, le sue spoglie verranno traslate nel monumentale altare realizzato da Gian Lorenzo Bernini. che la immortale sdraiata su un letto ricamato nel marmo, illuminata dalle finestre laterali, nell’atto dell’estasi cristiana.
Oggi la Beata Ludovica Albertoni è anche Patrona dell’Ordine Francescano Secolare Romano ed il suo altare, nella Chiesa di San Francesco a Ripa, è ammirato da pellegrini, devoti, religiosi e amanti dell’arte.